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Introduzione

Non è affatto un caso che il primo articolo del mio nuovo blog sia dedicato all’Intelligenza Emotiva. Ci sto lavorando dal 2019 e proprio recentemente ho raggiunto la prima certificazione come EQ Practitioner con Six Seconds. Nel tempo mi sono sottoposto per tre volte, in periodi diversi, ad uno dei test ideati e sviluppati da Six Seconds per avere una valutazione delle proprie competenze emotive (per esattezza il SEI Leadership Report).

Questo articolo vuole essere un approfondimento dei cambiamenti intercorsi negli anni, quindi dei miei cambiamenti personali conseguiti allenando l’IE. Pur essendo una valutazione su un cambiamento personale credo che la mia esperienza possa essere utile a molti, soprattutto a chi ha la curiosità di capire come l’Intelligenza Emotiva possa essere allenata e poi utilizzata per migliorare se stessi e le proprie performance (e non solo in ambito business).

Ma attenzione … questo articolo non è proprio per principianti! Anche se cerco di spiegare passo per passo il modello Six Seconds, alcuni concetti presuppongono una minima conoscenza del modello e delle sue finalità.

Gran parte di queste informazioni potete trovarle nel portale di Six Seconds, anche in Italiano (https://italia.6seconds.org) e in modo specifico per la comprensione del modello generale al quale facciamo riferimento è possibile consultare lo stesso portale di Six Seconds al seguente indirizzo: https://italia.6seconds.org/il-modello-six-seconds/

Iniziamo dal 2019

L’immagine qui sotto è il riassunto della valutazione delle mie competenze emotive in quel periodo.

Mettiamo subito in chiaro che la fotografia delle proprie competenze emotive che viene mostrata nel test è semplicemente una proiezione di come noi stessi ci vediamo in relazione a quelle competenze. Risulta indispensabile che il test sia stato compilato con l’adeguata dose di umiltà e sincerità che dovrebbe contraddistinguere chi sta lottando (soprattutto con se stesso) per migliorarsi.

Se questa condizione è rispettata i risultati possono essere un’ottima base di partenza per verificare i nostri punti di forza, quelli deboli e implementare azioni nella propria routine per poter allenare e migliorare specifiche competenze.

Ma i miei punti deboli, nel 2019, erano veramente tanto, tanto deboli!
1- Esercitare l’ottimismo
2- Navigare le emozioni
3- Far crescere l’empatia

Sinceramente nel 2019 molto probabilmente non sapevo esattamente cosa fossero né l’uno né gli altri

Esercitare l’ottimismo

Nel linguaggio comune gli ottimisti sono quelli che pensano che tutto andrà bene, i pessimisti quelli che pensano che comunque qualcosa andrà storto … Ma che cos’è effettivamente l’ottimismo? Questa è la prima domanda che mi sono posto. Effettivamente io non ti so dire se sono o sono stato ottimista o pessimista, o meglio adesso ho la consapevolezza che entrambi sono semplicemente una proiezione del nostro stato d’animo e della fiducia sulle nostre competenze! Quindi è possibile che mi sia comportato da ottimista in alcune situazioni e pessimista in altre.

Ottimismo, questa è la mia modesta definizione, è la certezza che c’è una soluzione possibile ad ogni problema (escluso forse la morte per la quale, se pur ci fosse una soluzione tipo reincarnazione o vacanza in paradiso, non ne siamo purtroppo a conoscenza). Comunque l’atteggiamento di chi ha la consapevolezza che una soluzione esiste ci permette di vagliare infinite possibili soluzioni e provarne il più possibile attraverso le nostre azioni, fin quando non troviamo quella giusta. Ma noi siamo sicuri che la soluzione giusta c’è e che prima o poi la troveremo!

Pessimismo al contrario è la paura (e la paura di solito ci blocca) che non ci sia una soluzione al problema o che, anche se ci fosse, sarà molto difficile individuarla o muoverci per attuarla.

Quindi non si tratta solamente di pensare: “andrà tutto bene” o “andrà tutto male”. Piuttosto si tratta di imparare ad ALLENARSI ad esercitare l’ottimismo ponendosi una serie di domande:

  1. Esiste una soluzione a questo problema? Se rispondi “NO” … ti stai comportando da pessimista e comunque il problema non lo risolvi. Se rispondi “SI” sei sulla buona strada per l’ottimismo ma devi continuare a farti qualche domanda …
  2. Quali azioni ho fatto fino ad ora e che risultati ho ottenuto? E qui devi andare un po’ in profondità e con molta onestà riconoscere quello che effettivamente hai fatto per affrontare il problema e con quale intensità sia dal punto di vista della determinazione che del tipo di energia che hai dedicato a quell’azione.
  3. Dato che probabilmente, se ti stai ponendo queste domande, il problema ancora non è stato risolto, la domanda successiva è: quali altre azioni posso compiere per provare a risolvere il problema? Qui entrano in gioco la creatività e la nostra capacità di renderci vulnerabili e chiedere aiuto. Anche la fiducia che nutriamo verso noi stessi, sulle nostre capacità e sulle nostre competenze … allora ci sono almeno altre due domande fondamentali.
  4. Cosa mi manca per individuare e provare altre soluzioni?
  5. Chi può aiutarmi?

Quando impariamo a seguire lo schema di queste domande diventiamo quasi automaticamente ottimisti. In questa ruota il nostro cervello impara a fugare tutti i dubbi: “ok, c’è sicuramente una soluzione a questo problema … ok fino ad ora non ho fatto un cxxxo per risolverlo o quello che ho fatto non è servito a nulla … ok fammi cercare altre strade, posso provare questo e questo e questo e se ancora non funziona posso provare anche questo e questo … ok bisogna che chiedo aiuto a Tizio e Caio che sicuramente sapranno darmi un consiglio e magari anche qualcosa di più …

Ecco, io mi sono allenato proprio così. Ha funzionato?

Nel test del 2021 la competenza “Esercitare l’ottimismo” passa dalla fase di “sviluppo” a quella di “efficacia”

E nel 2023 la competenza “Esercitare l’ottimismo” passa dalla fase di “efficacia” a quella di “distinzione”

Quindi l’allenamento, soprattutto negli ultimi due anni ha funzionato. Oggi di fronte ad un problema sono già consapevole che una soluzione esiste …

Ciò non significa che risolverò il problema, perché magari non ne ho voglia o non lo ritengo abbastanza importante per dedicargli le mie energie, ma so che se comincio a far girare le domande che ho scritto sopra una soluzione la trovo … insomma sono diventato ottimista. Ma la notizia ancora più bella è che ho ancora margini di miglioramento dato che c’è della strada da fare verso l'”eccellenza”!

Navigare le emozioni

Era un po’ difficile che sapessi navigare le emozioni dal momento che non le conoscevo/comprendevo … come sembra sia costume degli adulti nel nostro mondo occidentale. Ma lasciamo parlare il report stesso, ecco quello che diceva di me nel 2019:

I leader con Navigare le Emozioni in “Miglioramento” rischiano di essere duri con le proprie persone. Possono risultare imprevedibili e avere un effetto boomerang sul morale. Trovando difficile gestire le emozioni, a volte questi leader cercano di nascondere i propri sentimenti, ma ciò li fa apparire freddi e impersonali e impedisce loro di usare i sentimenti piacevoli per esercitare la loro leadership. Il risultato è un ambiente dove le persone non si sentono emotivamente connesse. Chi ha difficoltà nel Navigare le Emozioni di solito trova i sentimenti opprimenti, così cerca di evitarli senza però riuscire a nasconderli o scacciarli“.

Date queste premesse aumentare la mia leadership (e sul concetto di leadership rimandiamo ad un altro articolo) sembrava un cammino abbastanza lungo e tortuoso.

E poi, di seguito nel report, c’è il paragrafo “Come migliorare” … che iniziava cosi: “Tale competenza per te può essere critica da sviluppare

ops! Grazie dell’incoraggiamento.

Per fortuna in seguito c’era qualche indicazione confortante: “Un possibile punto di partenza è usare la tua Comprensione delle Emozioni combinata con Riconoscere gli Schemi: comprendere con razionalità il modo in cui le emozioni funzionano può essere un ponte per gestirle. Se vedi le emozioni come qualcosa “tra i piedi” o come “nemici”, diventa ancora più arduo imparare a Navigare le Emozioni. Il termine “navigare” è usato perché l’obiettivo non è un “controllo o dominio delle emozioni”. Inizia ad apprezzare i sentimenti come alleati o come feedback dal sistema!

Ho imparato negli ultimi anni non dubitare di quello che mi viene detto (almeno se la fonte è di mia fiducia) e mi sono messo in cammino.

Ho cominciato a vedere il mondo intorno a me con occhi diversi da quelli usati fino a quel momento, un mondo emotivamente denso, sia interiormente che negli altri.

Non c’era progetto o semplicemente pensiero o azione quotidiana che non venisse vagliata dal punto di vista delle emozioni.

Che emozione sto provando? Che bisogno ho sodisfatto o insoddisfatto che si nasconde dietro quest’emozione? Come mi comporto di solito per soddisfare questo bisogno guidato dall’emozione che me lo ha reso palese? Cosa posso fare di diverso o di più funzionale per soddisfare quel bisogno? Etc. … Domande su domande che per anni hanno affollato e arricchito il mio cervello che da parte sua ha imparato a collegare le sinapsi nel modo che volevo io e non automaticamente come per anni era stato abituato a fare.

La mia capacità di Navigare le emozioni è cresciuta, pian piano come tutto il resto. Non è ancora sviluppata come altre competenze ma la strada è quella giusta! Il report del 2023 parla chiaro, sono sulla buona strada.

Ora il problema si assesta ad un livello superiore,

è come se avessi alzato l’asticella

e adesso posso provare un salto più alto.

I leader con Navigare le Emozioni in “Efficacia” fanno fronte ai propri sentimenti in modo appropriato – tranne quando sono troppo stressati, di corsa o stanno affrontando una sfida emotiva molto difficile. Come risultato, quando affrontano livelli elevati di complessità, sono in difficoltà con le emozioni: magari non prestando ascolto ai loro sentimenti. Ciò ha un effetto dannoso sul team. Mentre possono avere problemi nell’aiutare i membri del team nel gestire le loro emozioni complesse, tipicamente sono capaci di gestirne le reazioni. Ciò aiuta a mantenere buone relazioni con colleghi, collaboratori e clienti“.

Ok! Ora si tratta di solamente di proseguire nell’approfondimento del mio mondo emotivo o, per dirla con i nuovi consigli del report 2023: “Scoprirai alcuni sentimenti che cerchi di evitare, coprire o ignorare. In un certo qual modo, li percepisci come opprimenti ed insidiosi. Appena diventerai più abile nel leggere i messaggi sottostanti, li vedrai come alleati. Accettare, addirittura onorare i sentimenti è un passaggio chiave per la tua crescita personale“.

Onorare i miei sentimenti anche quelli che sento più opprimenti e insidiosi … lezione importante.

Far crescere l’empatia

Questa per quanto mi riguarda, nel 2019 era piuttosto un’IN-COMPETENZA 😉

Il giudizio in questo caso era estremamente severo: “I leader con bassa Empatia rischiano di separarsi dal gruppo. Il più delle volte, preferiscono stare nel mondo della logica e considerano le persone come parti meccaniche. Li sorprende vedere che la gente non sempre agisce in modo prevedibile. Appaiono confusi e impazienti innanzi alla complessità delle emozioni. Si focalizzano sui compiti. Bassa empatia può aiutare in caso di decisioni difficili da prendere e che impattano spiacevolmente sulle persone. Può però anche impedire a tali leader la creazione di relazioni significative con gli altri. Di conseguenza, i membri del team non credono che a tali leader importi di loro e quindi non hanno fiducia. Spesso, la comunicazione è repressa e il clima diviene severo e competitivo“.

In queste condizioni … qualsiasi consiglio poteva essermi utile! … Sentiamo:

Far Crescere l’Empatia inizia dal riconoscere che i sentimenti delle persone contano. Ci vuole impegno per dare valore e rispettare, ascoltare e prendersi cura degli altri. Un ostacolo importante all’empatia è il sentirsi sotto pressione, di corsa e focalizzati al compito. Se sei “di corsa” è difficile prestare significativa attenzione alle persone. Il prossimo passo è “tirare il freno a mano” ed interpretare i sentimenti altrui. Uno dei meccanismi più potenti ed è l’ascolto attivo. Invece di concentrarti su di te e sul contenuto “tattico”, segui l’altra persona e il suo sottinteso emozionale. I neofiti dell’empatia sperimentano frustrazione e diventano critici. Per lavorare sull’empatia, hai bisogno di sviluppare pazienza e tolleranza“.

Il consiglio quindi è quello di “tirare il freno a mano”, fermarsi.

Forse non c’è niente di più complesso. Fermarsi e porre l’attenzione su cose che fino ad ora sono state deliberatamente escluse dall’attività cerebrale e emotiva. E’ nota la metafora del criceto che continua a girare velocemente sulla ruota della sua gabbia ma rimane esattamente al punto di partenza. Troppe volte durante l’esistenza assomigliamo al criceto e ci fermiamo solo quando siamo allo stremo … sfiniti ed esattamente nello stesso punto dal quale siamo partiti.

Ma c’è anche un altro aspetto.

Se usciamo dalla logica del giusto o sbagliato e la sostituiamo con quella del funzionale o disfunzionale, scopriamo che ogni nostro comportamento è funzionale a qualcosa e danneggia qualcos’altro. A volte può essere difficile comprendere esattamente i costi e i benefici che conseguono da un determinato modo di atteggiarsi nei confronti del mondo.

Nel caso dell’empatia ho meditato molto sull’analisi del report 2019: “bassa empatia può aiutare in caso di decisioni difficili da prendere e che impattano spiacevolmente sulle persone”.

Devo riconoscere che questa skills molto bassa ha avuto per me notevoli benefici. Dal 2016 al 2019 ho dovuto farmi carico di decisioni importanti e decisive per il mio futuro lavorativo, decisioni che dovevano essere prese in breve tempo e che andavano a cozzare sia con altre persone anche molto care che con i miei comportamenti abituali.

Fino a poco tempo fa pensavo di essere stato da sempre una persona con bassi livello di empatia, ultimamente ho rivisto un po’ questo giudizio di me stesso pensando invece di aver in qualche modo dovuto abbassare (inconsapevolmente, inconsciamente) il livello di empatia per poter affrontare le sfide che avevo di fronte.

Ora ho la consapevolezza che tutto dipende dall’equilibrio delle competenze. Oggi non avrei bisogno di dover abbassare alcune competenze per fare spazio ad altre più funzionali. In quel momento probabilmente non potevo fare meglio.

A quattro anni di distanza e con parecchi problemi alle spalle … l’empatia è diventata (o è tornata ad essere) una competenza con un alto livello di efficacia: “Sei a tuo agio nel fare dell’empatia uno strumento di valore per la tua leadership. Quando sei focalizzato sul compito però rischi di non considerare i sentimenti, specie se hai bisogno di garantirti comprensione reciproca“.

Anche in questo caso ho alzato di parecchio l’asticella e ora posso saltare più in alto. I miei comportamenti sono funzionali agli obiettivi anche se in situazioni critiche rischio di fare passi indietro. Come proseguire sul cammino?

Se qualcuno è in difficoltà o ha una preoccupazione, concentrati sull’ascolto: non cercare di risolvere il suo problema, metti l’80% del tuo tempo ed energia nella comprensione della situazione e dei sentimenti altrui“.

Si. immagino che la strada sia esattamente questa.

L’abitudine al Problem Solving (dovuta anche al mio lavoro di informatico oltre che a quello di imprenditore) sicuramente mi danneggia in certe situazioni.

Quindi la mia attenzione d’ora in poi sarà non tanto quella di risolvere ma piuttosto quella di comprendere.

Dove la comprensione, e dopo questo articolo dovrebbe esserti chiaro, non è solo quella intellettuale, razionale, ma soprattutto quella delle emozioni e delle sensazioni, quella del linguaggio non verbale e dell’ascolto.

Conclusioni

Le emozioni sono informazioni. Sono l’espressione dei nostri bisogni, soddisfatti o insoddisfatti. Io spero che questo articolo ti possa aiutare nel tuo processo di crescita a comprendere quanto sia importante la consapevolezza delle proprie emozioni e dei messaggi che ci inviano. La mia esperienza è sicuramente del tutto personale, ognuno di noi parte da presupposti diversi (carattere, esperienze, conoscenze …) e vuole giungere ad obiettivi specifici potrebbero non coincidere con quelli che avevo e che ho io.

Il messaggio che dovrebbe esserti arrivato è semplicemente questo. L’intelligenza emotiva si può allenare!

Se desideri sviluppare determinate competenze puoi farlo, se desideri migliorare per ottenere risultati diversi puoi farlo.

Le emozioni sono informazioni e ci informano dei nostri bisogni (l’ho appena detto, vero?). In questi anni molti dei miei bisogni sono stati soddisfatti, quelli primari sicuramente ma anche un bel po’ di quelli che vengono chiamati i bisogni secondari, quelli che non incidono direttamente sulla nostra sopravvivenza ma sul nostro essere più completo: relazioni, appartenenza, realizzazione etc.

Quindi in cima alla piramide ora i miei bisogni sono cambiati. Non a caso l’ultima competenza delle 8 che Six Seconds individua, “Perseguire obiettivi eccellenti”, mi indica la strada … e con questa vorrei concludere:

Anche se hai pensato alla direzione della tua vita, non hai ancora definito bene la tua visione con un proposito convincente.

Forse sei pronto per i prossimi passi.

La tua sfida è creare una dichiarazione che sintetizzi la tua visione di lungo periodo della vita e usare l’intelligenza emotiva con continuità per mettere in pratica la visione stessa. Investi tempo per riflettere.

Cosa è veramente importante per te? Quali sono i tuoi valori e principi di fondo? Quale effetto vuoi avere sugli altri, la tua azienda, la tua comunità, il tuo team? Qual è l’eredità che vorresti lasciare?

Simone Moretti

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